11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 29 maggio 2013

1955


« E’ stata mia madre. » ammise, con imperturbabile serenità, il giovane Leas Tresand, anticipando volontariamente qualunque quesito avrebbe potuto esprimere, in tal direzione, la donna guerriero sua zia.

Ancora ricoperta di sangue, cervella e altri fluidi corporei da capo a piedi, non diversamente da come, a non troppa distanza, si stava contemporaneamente presentando Camne Marge all’attenzione di Howe e Be’Wahr; la Figlia di Marr’Mahew era rientrata all’interno del non vasto spazio adibito a estemporanea cella per il nipote, in parte ancora positivamente animata dagli effetti dell’adrenalina violentemente pulsante nelle sue vene, e in parte già negativamente influenzata dalla preoccupazione per le ferite riportate non soltanto da Av’Fahr, al quale era indubbiamente affezionata anche in conseguenza a recenti avventure condivise, ma ancor più dal proprio amato Be’Sihl e dal proprio caro scudiero Seem, purtroppo tardivamente scoperti qual tutt’altro che illesi in conseguenza all’assalto degli ippocampi.
Nel ritrovarsi animata da una tanto contrastante accoppiata di emozioni, forse azzardato, da parte sua, sarebbe dovuto essere giudicato quel repentino ritorno al confronto rimasto in sospeso con il prigioniero, all’interrogatorio che non aveva potuto non solo completare, ma addirittura, e quasi, iniziare, in conseguenza a una tanto clamorosa offensiva a loro discapito. Ciò nonostante, ella non aveva voluto sottrarsi a tale impegno, a simile prova, non tanto in conseguenza alle emozioni del momento, quanto e piuttosto alla consapevolezza di quanto improbabile avrebbe dovuto essere giudicata una qualunque ipotesi di mera coincidenza alla base della subitaneità di quegli accadimenti, della cattura del nipote e, nemmeno mezza giornata dopo, dell’attacco in massa di quei terrificanti mostri, che non avrebbe potuto essere pertanto ritenuto null’altro che coordinato… che straordinariamente coordinato.
Come Nissa Bontor fosse stata in grado di condurre a compimento una simile impresa, in verità, sarebbe stato estremamente difficile a immaginarsi persino per lei, pur non dimentica dei terrificanti poteri dei quali avrebbe potuto esprimere vanto in conseguenza al proprio empio sodalizio con la regina Anmel Mal Toise e con l’ancor più oscura presenza a sostegno di quest’ultima. Ciò nonostante, benché non avrebbe mai potuto riconoscere alcun valore positivo in associazione all’immagine di tali creature, non, soprattutto, da quanto le era stata concessa l’opportunità, quasi dieci anni prima, di confrontarsi apertamente con una fra loro; parimenti le sarebbe stato egualmente difficile ricollegare delle creature tanto palesemente legate al mare, tanto apertamente figlie di quelle stesse onde che, con eccessiva naturalezza, era solita considerare quali proprie genitrici, a un male sì assoluto, sì totale qual quello rappresentato dall’Oscura Mietitrice.
Finché si fosse trattato di riconoscerla responsabile per aver generato, o comunque assoggettato alla propria volontà, i vicari, come primo-fra-tre, osceno avversario con il quale già in due occasioni era stata costretta a ingaggiare battaglia; nulla di più semplice, nulla di più facile sarebbe stato per lei, nell’associare a tale empio essere, che di umano avrebbe potuto vantare soltanto un’effimera parvenza, soltanto le peggiori emozioni, soltanto i più negativi pensieri, tali da eleggerlo praticamente perfetto per il ruolo nel quale esso stesso aveva avuto più volte occasione e modo di presentarsi. Così come, seppur in termini leggermente diversi, ella non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad accettare il rapporto di parentela, qual quello esistente fra una madre e suo figlio, presentatole qual allora sussistente fra la stessa Anmel e il suo forse defunto sposo Desmair, nel merito della morte del quale sempre maggiori dubbi non avrebbero potuto che attanagliarla; dal momento in cui, salvo che nell’estremo sacrificio, quest’ultimo non aveva mai offerto evidenza di qualunque pur minimamente apprezzabile pregio, di un qualche merito degno di nota, incarnando a sua volta soltanto quanto di peggio ella avrebbe mai avuto originale fantasia di immaginare. Ma da simili esempi a giungere a un cavallo di mare, nonostante tutto, il percorso avrebbe dovuto essere considerato comunque qual in salita, se non, addirittura, esplicitamente avverso.
Perché, sicuramente complice la propria pur ampia esperienza da avventuriera, anche nel confronto con simili creature, con mostri provenienti direttamente dalle più variegate mitologie, dalle più diverse leggende, Midda Bontor non avrebbe potuto evitare di decontestualizzare l’apparente crudeltà degli ippocampi, riportandola a una misura assolutamente naturale, semplicemente legittima, qual quella propria di un predatore, di uno squalo così come di un leone, di un lupo così come di un falco, nei gesti e nelle scelte dei quali soltanto fazioso sarebbe stato considerare una qualsivoglia malevolenza, e non, piuttosto, il mero istinto di sopravvivenza, lo stesso che, a modo suo, l’aveva veduta sempre e non di meno pronta a uccidere per non essere uccisa, a negare la vita d’altri per garantire una possibilità alla propria.
Malgrado simili presupposti, tali personali considerazioni, l’evidenza dei fatti avrebbe dovuto essere considerata non di meno solida e difficilmente argomentabile, per quanto in aperta opposizione a ogni propria possibile filosofia, a ogni propria idea. Perché, laddove ella non aveva mai ceduto alla troppo facile scorciatoia di accettare per genuine quelle che comunemente erano indicate quali fatalità, quali coincidenze, quali meri scherzi da parte di una sorte troppo sovente contraddistinta da uno spiccato senso dell’ironia; improbabile sarebbe stato riuscire a trovare una qualunque spiegazione razionale utile a giustificare quella potenzialmente devastante carica, quella marcia intrisa di distruzione e morte, in termini che non trovassero coinvolta la propria stessa gemella in un ruolo di coordinazione strategica, seppur a debita distanza qual, ancora, avrebbe dovuto essere considerata quella esistente fra loro e Rogautt… sempre ammesso che ella si trovasse nella propria isola, nella capitale eletta per il proprio regno di pirati.
Una spiegazione, quella in tal modo soltanto razionalmente supposta, che ebbe allora e pertanto ragione di trovare immediatamente conferma nelle parole di Leas, nell’esordio da lui stesso proposto senza alcuna particolare esortazione volta a richiedergli simile valutazione, o confessione, che dir si sarebbe potuta volere…

« Scusa se non mi pongo particolarmente ben disposta alla retorica, in questo particolare momento… ma ho appena veduto il ventre del mio uomo ancora una volta spiacevolmente squarciato e la schiena del mio scudiero praticamente scorticata dagli artigli di un ippocampo… » premesse ella, eccedendo volutamente in negativo nella definizione dello stato di salute dei due soggetti in questione, non perché desiderosa di augurare loro qualcosa di peggio, quanto e piuttosto per risultare, ove possibile, ancor più seria di quanto già non sarebbe potuta essere in quel particolare momento, nel confronto con il nipote « Ma sulla base di quali informazioni ti senti tanto certo di poterti esprimere in questo modo?! » domandò subito dopo, cercando da parte dello stesso non tanto una semplice frase a effetto, qual sicuramente avrebbe potuto essere quella in tal modo scelta, quanto e piuttosto un giudizio di merito sufficientemente argomentato da non apparire gratuito e infondato, qual, altresì, anche una sicuramente piacevole conferma qual quella avrebbe potuto essere accolta, sarebbe stata del tutto privata d’ogni valore.
« Molto semplice. » replicò egli, stringendosi appena fra le spalle, a minimizzare l’eventuale difficoltà rappresentata da quella provocazione, qual tale, da parte della donna, avrebbe potuto essere riconosciuta, nella comprensibile volontà di misurare, ancora una volta, l’effettiva veridicità delle sue affermazioni, non soltanto in riferimento all’ultima sentenza espressa, quanto e soprattutto a ogni altra frase precedentemente pronunciata, soprattutto attorno a un proprio potenziale ravvedimento, tale da spingerlo a tradire la causa della madre, e con lei dell’unica famiglia che mai avesse avuto occasione di conoscere, per seguire una zia a lui praticamente estranea e, soprattutto, nell’odio per la quale era stato cresciuto sin da bambino, sin dalla propria più tenera età « Mia madre, tua sorella, alleva quel genere di mostri… e qualcun altro ancora, a Rogautt. »
« … li… alleva?! » esitò la mercenaria, inarcando appena un sopracciglio nel non saper valutare in quale misura rapportarsi con quell’idea, tanto folle da non poter oggettivamente essere giudicata qual mera fola.
« Sì… lì alleva da prima che io venissi alla luce. » confermò Leas, con assoluta tranquillità, così come se avesse appena asserito che la madre stesse allevando, da almeno due decenni, degli splendidi cavalli di razza, invece di orrendi e letali cavalli di mare, qual quelli al centro di tale questione « E li impiega come risorse d’assalto in contrasto ai propri nemici… o, comunque, a quelle navi che non ha particolare interesse a depredare, per quanto commettano l’errore di appropinquarsi eccessivamente a obiettivi di concreta importanza per lei. »


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